Moddi? intendi Modì? come Modigliani?
chiedo, pensando alla formazione artistica della mia amica smanettona.
No, risponde lei, Modhi, con l’acca, come il figlio di Thor: sai, essendo un gatto nordico…
Come ho fatto a non pensarci subito, in fondo quando l’ho conosciuta aveva una coppia di siamesi, Oberon e Titania, una criceta di nome Penelope, e due robe striscianti di nome Tristano e Isotta, per non far commenti sui nomi di famiglia.
In classe iniziava a chiaccherare allegramente delle sue bestiole e finiva per fare una bella lezione di storia del teatro – la sua materia era tutta un’altra.
Ma torniamo al gatto, a Modhi, quasi quasi parto e vado a conoscerlo (in realtà è una scusa per andare a vedere la loro nuova e bellissima casa in un antico e bellissimo borgo).
Il gatto è ENORME e dolcissimo.
E lei mi racconta che il nome Modhi, pur rimanendo un nome mitologico, in realtà è stato scelto perché si tratta di un gatto “moddato”: ha l’hardware di una lince e il software di un cane. Per gatti della sua razza, mi spiega, è normale superare i dieci chili di peso e questo, non ancora adulto, promette bene.
Si tratta di un Maine Coon, qualcuno dice (per via della foggia della loro coda) che siano gatti norvegesi incrociati con dei procioni.
È geneticamente impossibile, ma a questa leggenda devono il loro nome. Altri dicono che siano incrociati con delle linci, e a questi, vista la stazza e le orecchie di Modhi, sono anche disposta a credere.
A quello che i miei occhi gli hanno visto fare, invece, faccio fatica a credere. È davvero un cane con il case da gatto.
Tornando al suo nome io sospetto che l’abbiano scelto perché si presta a vari giochi di parole: quando salta sul tavolo apparecchiato la mia amica lo rimprovera «Modhi! ma che modi!», mentre lui, il marito partenopeo, si limita a un «’mo! di!»
E in più, raccontano, di notte si allunga di fianco al cuscino e si mette comodo, ad uso co’modhino.
Il gatto “moddato” dell’ex collega.
agosto 22, 2007 di gattopazzo
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